PROLOGO: Santa Providencia, Oceano Pacifico

 

La nazione era composta da un gruppo di isole ad ovest del Messico. Era stata battezzata così nel 1620, quando due vascelli da trasporto approdarono sulle sue coste a seguito di una tempesta. Le calde caverne naturali di origine vulcanica avevano non solo fatto da rifugio, ma si erano rivelate preziose per le loro fonti di acqua. Inoltre, il suolo dell’isola era estremamente fertile, adatto per impiantarvi coltivazioni di ogni tipo e vedere crescere le piante quasi senza dovere lavorare.

Nel corso del tempo, a causa della sua posizione e delle sue ricchezze minerali, Santa Providencia aveva cambiato diversi padroni, fino a quando, nel 1947, proprio malgrado le pressioni degli Stati Uniti, la nazione dichiarò la prima presidenza democraticamente eletta ed entrò nell’ONU.

Il matrimonio con la democrazia, e soprattutto con gli USA, fu di breve durata. Durante i fermenti rivoluzionari castristi a Cuba, nel 1957 il regime democratico di Santa Providencia cadde in favore di un fascista, Eujenio Del Toro. Poi Castro vinse la rivoluzione, e gli Stati Uniti ebbero altre priorità, fra cui, la Crisi dei Missili… Alla fine, Santa Providencia perse importanza nel quadro strategico globale.

Nel 1970, dopo una lunga agonia economica causata dall’imprevidenza di Eujenio, suo figlio Armando, rovesciato il padre, intuì le potenzialità di un sistema economico basato sul gioco d’azzardo e la segretezza fiscale. In appena un anno, l’economia della nazione, e conseguentemente il suo regime, rifiorirono come non mai. Il flusso turistico per l’arcipelago non era solo favorito dalle bellezze naturali, ma soprattutto dalla qualità del suo intrattenimento. Perché giocare d’azzardo a Santa Providencia significava veramente sfidare la Provvidenza stessa, e la posta in gioco non era solo il denaro.

Era la vita umana.

 

 

MARVELIT presenta

MARAUDERS

Episodio 4 – Meet el Presidente!

 

 

La notte era buia, senza stelle, la Luna una lanterna pallida nascosta da fitti strati di nubi. Dall’oceano veniva una brezza che prometteva di trasformarsi in tempesta.

Ma la prima avvisaglia di ben altra tempesta venne sotto forma di un velivolo nero stealth. L’apparecchio si avvicinò quasi planando a pelo d’acqua. Si fermò sulla verticale di una delle piste aeroportuali, e sotto lo sguardo attento delle guardie armate fino ai denti, atterrò verticalmente, minacciosamente illuminato dai riflettori.

Un uomo in uniforme nera gallonata si avvicinò all’apparecchio, mentre sulla fiancata si apriva uno sportello da cui si protese una scaletta.

Il gruppo di persone che ne scese era qualcosa che non si vedeva per le strade. Simili…ospiti erano gli abitanti del complesso delle arene. Solo l’uomo davanti a tutti sembrava perfettamente normale, nel suo impeccabile completo nero con cravatta rossa, i capelli biondi ben curati, fazzoletto a spuntare dal taschino, orologio d’oro di Cartier –eppure, nessuno di quei particolari normalmente associabili ad un uomo dell’alta società potevano nascondere la sinistra luce che brillava nel suo sguardo, come un predatore pronto a colpire non appena ti fossi distratto…

“Señor Graydon Creed,” disse l’ufficiale. “Benvenuto a Santa Providencia.”

L’uomo annuì. “Ringrazio il Presidente Dal Toro per avere accettato la mia proposta. Questi sono i miei gladiatori,” aggiunse, presentando con un ampio cenno del braccio il suo insolito seguito bene allineato in un’unica fila:

 

Ø  Un uomo dai lunghi capelli neri, baffi sottili e il volto aquilino dai tratti di un nativo americano. Indossava un’armatura coperta interamente da componenti di ogni forma e dimensione. “Scalphunter

Ø  Un uomo di bassa statura, coreano, i capelli neri arruffati, con indosso una giacca frusta imbottita verde e pantaloni dello stesso colore. “Scrambler.

Ø  Una donna alta, dai capelli neri e lucidi e due occhi grigi come l’armatura che la copriva dalle spalle ai piedi. “Arclight.

Ø  Un uomo robusto, quasi tozzo, dai tratti indubbiamente eschimesi, con indosso un costume blu e bianco caratterizzato da una faretra da cui spuntavano numerose punte metalliche di arpione. “Harpoon.

Ø  Un uomo magro vestito interamente da un’armatura argentea leggera, con un’ampia visiera a specchio. “Ripide.

Ø  Una donna con indosso un taileur nero, il volto di una bellezza insolita, perfetta come uno spot pubblicitario, incorniciato su un lato dai capelli neri tagliati in una frangia diagonale. “Malice.

Ø  Un uomo il cui corpo era interamente composto di cristallo. Sotto le luci della pista brillava come una stella di mille colori. “Prism.

Ø  Una creatura che non poteva che essere definita come lupo mannaro, dalla pelliccia grigia e con indosso solo un perizoma e una specie di cappuccio. I suoi occhi gialli sembravano brillare di una luce propria. “Lupo.”

Ø  Un uomo dai tratti mediorientali, alto e robusto, ma dai capelli bianchi e lunghi. Indossava un costume blu e viola con dei bracciali dorati. “Tower.

Ø  Un uomo magro dal volto affilato, caratterizzato come da un’allegria crudele, i corti capelli rossi attraversati da una perfetta striscia bianca, con indosso un costume nero e rosso. “Firebug.”

Ø  Per ultimo…un ragazzo. Come Malice e Scrambler sembrava decisamente fuori posto, non mostrando nulla che potesse suggerire un potere speciale. L’unica cosa che lo accomunava al resto di quella squadra erano i suoi occhi. C’era in essi quella terribile assenza di umanità che caratterizzava i Marauder. Guardandolo negli occhi, potevi intuire che la sua giovane età non gli avrebbe impedito di ucciderti a mani nude. “Freakshow.”

 

L’ufficiale providenciano li squadrò attentamente. “Bene assortiti, uno schieramento…interessante, señor Creed. Il Presidente è sicuro che saranno all’altezza. La vostra fama vi precede.” Fece un cenno verso un furgone nero. “Dica ai suoi uomini di entrare lì: i nostri ospiti non devono mai incontrare i Gladiatori, è la regola.”

Un cenno del capo di Creed, e in silenzio i Marauders si diressero verso il veicolo. “Spero che incontreranno dei degni avversari,” disse l’ospite.

L’ufficiale mostrò un sorriso volpino. “Lei è qui per scommetterci, giusto?”

“Oh, sì.” L’ufficiale credette di scorgere un bagliore di zanne dietro a quel sorriso feroce, e represse un brivido.

 

All’apparenza, il Presidente Armando Del Toro era una cosa lontana dal consueto ritratto di un dittatore. I suoi lineamenti erano delicati, per un uomo di cinquanta anni, senza un capello bianco o fuori posto. Era in perfetta forma fisica, e l’abito bianco, come quello di un protagonista di un vecchio film degli anni ’50, gli calzava a pennello senza alcuna ostentazione di gioielli o altri ammennicoli. Un uomo che al vezzo concedeva solo una spruzzata di acqua di colonia di marca.

Armando del Toro mostrò un affabile sorriso al suo ospite. “Signor Creed!” disse in un inglese perfetto, senza accento, andando per primo a stringere la mano, ricambiato da una presa non meno salda. “È un vero onore!” fece un cenno all’ufficiale, che, fatto un inchino, uscì dalla stanza. “Lei è il primo dei miei ospiti venuto direttamente dal regno dei morti.” Sollevò, curioso, un sopracciglio. “Oppure, come disse l’immortale Mark Twain..?”

Creed, le mani giunte dietro la schiena, si avvicinò alla vetrata panoramica. La città appariva tranquilla, le strade pattugliate dai soldati in nero, gli ospiti intenti a chiacchierare in piccoli ma disciplinati gruppi. In compenso, non una finestra era oscurata. I mille bagliori dall’interno degli edifici tradivano la vitalità di quel luogo al confine fra vita e morte… “No, signor Presidente. Le notizie sulla mia morte non erano esagerate. Mi dica, lei ha mai sentito parlare di un tale Sinistro?”

Del Toro si irrigidì.

Senza voltarsi, Creed disse, “Non si disturbi ad elaborare una menzogna. So che le ha occasionalmente fornito dei…soggetti per i vostri giochi, modelli da collaudare per le sue ricerche.”

Armando annuì nervosamente. Andò a servirsi un bicchiere di whisky dal suo bar. “Cosa ha a che fare lei con el Doctor Sinistro?”

“Purtroppo per lui, ero anch’io un soggetto degno della sua attenzione: il primo figlio di due potenti mutanti assolutamente privo di poteri. Un inutile essere umano disprezzato dai suoi stessi genitori. Ho ricambiato il loro affetto fondando un movimento politico antimutante, ma prima che potessi assurgere ad una posizione di rilievo, venni ucciso.

“Sinistro, tuttavia, aveva fatto in tempo a procurarsi abbastanza DNA di me non solo per clonarmi, ma anche per scoprire le ragioni della mia…anomalia genetica. E qualunque esperimento abbia fatto, che sia riuscito a liberare un potenziale preesistente o ibridare i miei geni con quelli dei miei genitori, il risultato è stato soddisfacente per entrambi.” Si voltò, e al suo posto stava un gemello perfetto fino all’ultimo dettaglio del Presidente del Toro! L’uomo trasalì, arretrando istintivamente di un passo quando quel doppelganger gli si avvicinò piano, fissandolo con quegli occhi da belva affamata…

“Sinistro voleva fare di me uno dei suoi Marauders, un burattino controllato mentalmente e programmato come una marionetta, da potere fare morire a piacimento per clonarmi tutte le volte che lo avesse ritenuto necessario, esattamente come gli altri del gruppo.” Il gemello arrivò faccia a faccia con il Presidente. L’uomo avvertì persino una zaffata della propria acqua di colonia. Era come fissare in uno specchio e trovarvi qualcosa che neppure lui credeva di possedere.

“Fece il suo primo ed ultimo errore permettendo a Malice di possedere un corpo meccanico sofisticato come quello di Delphine Courtney. Un corpo che Malice, con pazienza, ha finito col controllare al punto da permetterle di infiltrarsi nel sistema, riprogrammare i sistemi di clonazione e di controllo fino a permetterci di liberarci dalla sua influenza una volta per tutte, e distruggere ogni traccia del nostro materiale genetico.”

“E perché mi sta dicendo tutto questo?” A suo onore, Del Toro non cedette alle proprie paure. Non apertamente, almeno, arrivando a mostrare uno sprezzante ghigno di autoconfidenza al suo ‘ospite. Tuttavia, Creed percepì il cambiamento umorale nel linguaggio corporeo, e tornò al suo aspetto originale in una frazione di secondo.

Creed andò a servirsi un drink, scegliendo e mescolando gli ingredienti con consumata cura. Versò tutto in un calice ghiacciato preso dal frigo, e vi applicò uno spicchio di arancia. Bevve un sorso, annuì soddisfatto e disse, “Abbiamo bisogno di un socio, Signor Presidente. Un socio dotato delle giuste infrastrutture, e Santa Providencia risponde a tutti i requisiti.”

In un’altra circostanza, quel tono così casuale, come di un abile mercante con uno sciocco cliente, avrebbe trasformato Del Toro in una furia, e in meno di mezz’ora il corpo dello sciagurato sarebbe diventato cibo per gli squali. Ma il Presidente sapeva di essersi messo in un angolo da solo, facendo sbarcare la più feroce squadra di assassini mutanti e portandoli nel mezzo della città. Inutile illudersi: gli altri Gladiatori non avevano la minima chance contro uno solo di loro. Solo ora aveva capito che la e-mail di Sinistro, quella promessa di uno spettacolo indimenticabile, era stata uno specchietto per allodole… E se quel cabròn poteva prendere il suo posto con una simile facilità, che senso aveva opporsi? “Che tipo di società?” chiese finalmente Del Toro.

Creed tornò a voltarsi verso la finestra. “’Mercenari’ è così riduttivo, lei non pensa? Io preferisco pensare a ‘Specialisti Neri’. Missioni sporche che nessun governo potrebbe ufficialmente solo menzionare, ma che per un Marauder sarebbero pane quotidiano. Non potendo noi presentarci presso i palazzi del potere, faremo di Santa Providencia il porto franco presso cui intavolare le trattative. Lei garantirà vitto, alloggio, e soprattutto discrezione totale. Io garantirò una percentuale sui guadagni. Guadagni su missioni ben retribuite, Signor Presidente. Cosa ne pensa?”

“Ogni alternativa è inutile, immagino.”

“Un dittatore saggio. Merce rara, oggigiorno.” Creed andò a prepararsi un secondo drink. “Ho fatto alloggiare i miei uomini nell’ultimo piano del Sol de Mar. Lì soggiorneranno in borghese, così come in borghese si muoveranno nella città, senza destare sospetti agli occhi dei turisti. E non si preoccupi: ho preso tutte le precauzioni, in merito.”

Del Toro non si chiese neppure come avessero fatto ad organizzare un trasporto di Gladiatori verso un albergo sotto gli occhi di tutti, ma ormai anche quella era una domanda retorica!

 

“Lusso sfrenato, gente!” il ragazzo chiamato Freakshow si gettò sul materasso ad acqua. “Hmm, potrei  abituarmici!”

L’intero piano del Sol de Mar hotel era un unico appartamento, composto di dieci stanze intercomunicanti, ognuna a sua volta accessoriata con il suo bagno, salotto e studio. Era riservato di solito agli sceicchi ed al loro seguito, o a comitive di altri potenti con i loro cortigiani.

Lupo si sdraiò a terra, acciambellandosi. “Cosa ci troverai in simili mollezze…” sbuffò.

Il ragazzo si sporse dal letto e gli diede una grattata volante all’orecchio. Ritrasse l’arto appena in tempo prima che le zanne animali quasi glielo tagliassero in due. “Quante volte te lo devo dire, sgorbio mutaforma?! Sei solo un fratello del branco, non il mio padrone!” Era un curioso rapporto, quello che legava i due: di fatto, erano i soli Marauders a non avere subito il processo di clonazione di Sinistro.

Lupo avrebbe dovuto essere morto, dopo la battaglia contro la mutante Flamebird[i], il suo cranio era stato letteralmente arso, il cervello bollito. Invece, non sapeva quanto tempo dopo, si era risvegliato perfettamente guarito e accudito dal suo branco di lupi neri. E, soprattutto, era da solo. Non c’era nessuno a dargli ordini. Una situazione a lui aliena e terrificante. Per giorni, aveva vagato per la Terra Selvaggia, alla ricerca istintiva di un capobranco. Poi, aveva incontrato il ragazzo: solo un altro pezzo di carne, aveva pensato leccandosi le labbra, vedendo quanto il moccioso fosse spaventato… Un trionfo durato appena il tempo di realizzare che quella ‘preda’ era un predatore ben più temibile di quanto avesse immaginato! Il branco di Lupo era stato dimezzato in un colpo solo, nel primo, fallito, attacco. Lupo stesso si era presto ritrovato a difendere disperatamente la propria vita contro la creatura mostruosa in cui il ragazzo si era trasformato… Poi, il ragazzo era svenuto. Senza preavviso, era tornato alla sua ignuda forma ed era crollato, privo di forze.

Non era stata compassione, quella che aveva mosso il licantropo, successivamente, a risparmiare il suo nemico ed a portarlo nella sua tana -piuttosto, la necessità di avere un alleato potente per colmare il vuoto ora che gli altri Mutati non c’erano più…

Poi era arrivato Sinistro. Un nuovo padrone, ma più crudele, che dei suoi prigionieri aveva fatto scempio giorno dopo giorno, analizzandoli, aprendoli, portando i loro corpi al limite della sopportazione di dolori fino a quel momento inimmaginati, lasciando loro accarezzare il desiderio di morte ma tenendola oh così lontana..!

Quando Creed li aveva liberati, avevano accettato con la gratitudine di un assetato di fronte ad un’oasi. Sinistro aveva fatto in tempo a trasformarli in veri Marauders, assassini spietati per i quali sopravvivenza significava spirito di gruppo, ma aveva anche rafforzato lo specifico legame di fratellanza fra il misterioso ragazzo trasformista ed il licantropo…

 

“Cercate di calmarvi, voi due,” disse Scalphunter, emergendo dalla sua camera, strofinandosi i capelli con l’asciugamano. “Di momenti di pace come questo non ne avremo molti, cercate di non rovinarli come un branco qualunque di supercriminali.”

Restando sdraiato, il ragazzo fece un cenno di saluto militare. “Il gran capo sei tu, John. C’è un parco vicino dove portarlo a spasso?” col pollice indicò Lupo, che ringhiò. “Sbaglio o sei tu che vuoi restare in quella forma?”

“Non costringetemi a venire lì e sculacciarvi, bambini,” disse Arclight emergendo da dietro John Greycrow, completamente nuda!

Lupo sollevò la testa e il ragazzo fu lestissimo a tappargli il muso prima che prorompesse in un ululato!

John scosse la testa e tirò via la donna. “Ti ci metti anche tu adesso, Phillipa?” poi imprecò qualcosa di inintelligibile.

 

Kim Il-Sung, alias Scrambler, fissava il telefono come se l’apparecchio potesse dare una risposta alle sue domande.

La prima delle quali era: come stava la sua famiglia?

Quando Kim rifletteva su quella parola, provava sentimenti ambivalenti: da una parte, la sua famiglia erano ormai i Marauders. Era legato ad un sinistro patto di sangue con loro, non poteva non pensare a loro come a fratelli e a sorelle. Ma nei suoi ricordi di una prima vita, lontana tanto tempo fa, c’erano i suoi parenti in Corea del Nord, per i quali aveva vagato per le strade, rubando quello che poteva, diffidando di tutto e di tutti. Quando il suo potere si era manifestato, aveva scoperto di possedere un’arma eccezionale per procurare più cibo alla sua famiglia. Aveva anche sognato di unirsi alle forze armate per guadagnare soldi veri…

Poi, le forze armate avevano fatto irruzione in casa loro, portando con sé un’accusa di tradimento nei confronti del padre, un semplice impiegato. Kim ricordava una gran confusione, le urla, gli spari…e le sue mani contro quelle di un soldato, le urla dell’uomo mentre il suo sistema nervoso veniva distrutto… E poi il terrore dipinto sul volto del padre, mentre reggeva la madre ferita alla spalla dallo sparo, e le urla degli altri soldati…

Il resto si era perso in una nebbia confusa. Quando la nebbia si era dissolta, Kim si era risvegliato in un container diretto verso la Cina. E lì, aveva incontrato Sinistro…

Il mutante scosse la testa, e tornò a concentrarsi sul telefono. Chi gli avrebbe risposto? Sua sorella, uno dei suoi fratelli, o una famiglia diversa…

“Di nuovo quello sguardo, eh?”

Kim sobbalzò, e si trovò a fissare Riptide. Il mutante velocista australiano sedette sul letto. “Ti stai intenerendo, vecchio mio? Sinistro o non Sinistro, siamo Marauders, non bravi ometti di casa. Le nostre vecchie vite sono morte insieme ai nostri vecchi corpi.”

“Lo so, tante grazie.” Scrambler sospirò “È solo che…è dura smettere di essere dèi.”

“Prego?”

“Eravamo praticamente immortali, e abbiamo barattato l’immortalità per la libertà di farci ammazzare sotto un’altra bandiera. Se toppiamo questa, non avremo altre possibilità. Non ti fa riflettere, Janosh?”

“Non sapevamo che saremmo risorti, la prima volta. Abbiamo scelto un lavoro pericoloso, lo abbiamo scelto perché ci piace farlo. E Sinistro era solo un maledetto, criptico megalomane. Se devo morire una volta per tutte, che sia vivendo da nababbo e facendo il mio lavoro in modo serio. Creed vuole fare soldi, accumulare potere, e lo voglio anch’io, e senza tante complicazioni.”

Scrambler sollevò la mano come a rispondere ad un appello. “Avrei gradito quel bonus di immortalità, ma hai ragione.” Sorrise amaro. “Forse sto invecchiando.”

“Invecchiare,” disse Janosh, assaporando la parola come un sorso del miglior vino. “Mi piace l’idea di una bella pensione d’oro: l’ideale dopo una vita sparsa a mietere morte.”

“Non te l’ho mai chiesto: cosa facevi prima di diventare un Marauder?” Praticamente, Sinistro stimolava sì lo spirito di squadra, ma non le relazioni interpersonali. Era sua cura cancellare le memorie ‘non necessarie’ di una giornata di lavoro…

“Ero conosciuto come ‘Crimson Jet’, l’assassino delle strade. Una volta alla settimana rompevo la monotonia decapitando i passeggeri di un’auto in corsa. La polizia sbavava per catturarmi, ma Sinistro mi ha trovato per primo.”

“Secondo voi, perché ci ha lasciato le memorie delle nostre vite prima di diventare Marauders?” chiese una terza voce. La voce di Prism, dalla porta.

“Sinistro è un buon genetista, non è Dio,” gli rispose Malice dall’interfono, facendoli sobbalzare. “Sa cancellare selettivamente le memorie, ma non sa programmare una personalità a piacimento: le nostre prime vite determinano la base della nostra personalità. Dei manichini vuoti sono meno affidabili. Inoltre, Sinistro ci ha scelti per quello che siamo: non avrebbe avuto senso svuotarci di ogni ricordo ed emozione.” Poi l’interfono tacque.

 

Kodiak Noatak, alias Harpoon, aveva trasformato la sua camera in un gelido igloo, con il condizionatore al massimo della potenza e ogni finestra e la porta rigorosamente chiusi. Seduto nudo sul letto, stava lucidando con attenzione una delle sue armi. Il fiato del respiro calmo e controllato formava delle nuvolette quasi invisibili.

Il suo sguardo corse alla finestra. Era felice di trovarsi in una località sul mare, e se anche non erano le sue fredde terre natie, era sempre meglio delle tane nascoste ed isolate di Sinistro.

Kodiak aveva la caccia nel sangue, come tutti gli abitanti del suo villaggio. Ma la sua sete era diversa, più viva. Così intensa che, durante una spedizione di caccia alla foca, uccise personalmente un uomo rimasto ferito; il villaggio aveva bisogno di scorte di cibo, non di deboli incapaci di procurarle. Ma questo era un punto di vista non condiviso dagli anziani, che bandirono Kodiak, privandolo di ogni mezzo ed abito. E l’uomo sarebbe morto, se durante il suo vagare per i ghiacci non avesse scoperto il proprio potere, potere per energizzare ogni cosa che toccasse, potere per ottenere calore e cibo…

Potere che un uomo di nome Sinistro trovava utile per i suoi scopi. All’inizio, servire lo straniero dalla pelle metallica era stata l’unica scelta che avesse. Poi, la scelta si era trasformata in qualcosa di peggio della schiavitù. Persino il dono di una morte onorevole gli era stato negato, e quando era risorto la prima volta si sentiva…sporco, privo di qualcosa. Era un simulacro senz’anima, e questa cosa lo aveva tormentato per parecchio tempo, troppo tempo. L’offerta di Creed di vivere la loro ultima vita da uomini liberi, anche se ancora come Marauders, era stata la migliore che avesse mai ricevuto. In cambio, Kodiak avrebbe dato tutto sé stesso per garantirsi una fine degna della sua fama!

 

Un dito infuocato accese un sigaro toscano. Anton LaCroix, alias Firebug, con indosso una vestaglia raffinata e una grossa coppa di Porto nell’altra mano, tirò una boccata soddisfatta. Sullo schermo ultrapiatto fissato al soffitto sopra il letto scorrevano le immagini e la musica di MTV. Il mutante canadese canticchiò a ritmo un vecchio successo dei Duran Duran. Voltò un momento gli occhi verso la figura nell’altra camera. “Mon ami, ti dispiacerebbe chiudere la porta, se non vuoi entrare? O sei troppo timido per chiedere da fumare?”

“Quella roba uccide,” disse il mutante.

Anton ridacchiò. “Credevo che i turchi fossero dei gran fumatori.”

Tower lo fulminò con un’occhiataccia. “Sono palestinese, occidentale spocchioso.”

Anton levò la coppa. “Touché. Musulmano?”

“Te ne frega qualcosa? Ad ogni modo, ho smesso di esserlo dopo la prima morte. Non credevo che avrei avuto il paradiso e un esercito di vergini, ma…” rabbrividì.

“Ma..?”

“Forse non posso ricordare, forse è stato un trauma più grave di quanto potessi sopportare…” tirò un profondo respiro, la pelle assunse per un attimo un colore malsano. Aveva voglia di vomitare. “Ma so che non c’era niente. So che mi sono svegliato dopo mesi, ed ero nel laboratorio di Sinistro. Ho passato mesi nel nulla, capisci? Ogni tanto ci penso, e mi chiedo che senso abbia avere rinunciato alla clonazione…”

“Sarebbe così brutta?” Anton sbuffò altro fumo denso e aromatico. “Insomma, niente paradiso, niente inferno. Non ci si accorgerebbe di nulla.” Bevve una sorsata lunga. “Ahh, quindi goditela ora finché ci sei!”

“Ci ho pensato, per questo sono ancora dei vostri. Almeno, da solo non rischio di fare altri brutti incontri. Solo, non mi dispiacerebbe rimandare l’ultima morte il più a lungo possibile.”

“Benvenuto nel club. E ora rilassati, gigante: mi sa che fra non molto ne avremo, da fare.”



[i] GENERATION X #16